The imitation game
Voglio dare un impianto più serio a questo blog, e voglio iniziare con questo film. A volte affrontiamo periodi nella nostra vita, che ci fanno desiderare un sostegno, un sostegno che non si può sempre ottenere nei modi più diffusi. In teoria dovrebbe sostenerci la famiglia, dovrebbe sostenerci l'amico, dovrebbe sostenerci la speranza per il futuro. Io personalmente non penso debbano essere solo queste cose, perché la famiglia non può avere tutto il peso, l'amico non sempre c'è o se c'è non è detto voglia capire, mentre il futuro spesso spaventa. Invece c'è una cosa che non spaventa e aiuta sempre, ovvero qualsiasi forma d'arte. Il cinema non fa eccezione. Perché faccio questa premessa? Perché vorrei veramente iniziare con delle recensioni un po' diverse? Anche, ma soprattutto perché questo film è l'emblema di quanto le vicende degli altri, l'empatia e tutto ciò che riguarda quello che io chiamo il "ci sono anch'io!", cioè quella consapevolezza di non essere soli nel nostro microcosmo, possano essere d'aiuto. Questo vale per le vicende immaginarie, ma a maggior ragione per quelle vere, come del resto quella di Alan Turing, il protagonista del film.
C'è una guerra, le persone muoiono, bisogna agire all'istante e decifrare l'Enigma. Un genio decide che è arrivato il momento di fare qualcosa, alimentato com'è dalla voglia di aiutare, ma soprattutto dal suo stesso ego: egli vuole in nome di un amore che ha perso troppo giovane, cercare di fare qualcosa di grande. Quest'uomo, allora, dopo molti ostacoli, riesce a costruire una macchina per decifrare appunto questo codice nazista. Inizialmente questo personaggio appare non tanto irritante come lo si vuole caratterizzare, quanto piuttosto poco originale, infatti io e i miei amici l'abbiamo accostato più volte durante il film a Sheldon della sit-com The Big Bang Theory, ma tralasciando il fatto che Alan Turing è ovviamente vissuto prima, si tratta di un personaggio certamente più profondo e che si rivela tale proprio in virtù del suo passato sofferto e complicato. E' per questo che inizialmente non ho apprezzato l'interpretazione di Benedict Cumberbatch, anche perché il suo ruolo era facile e non lontano da quello che gli ho visto interpretare in "Sherlock", però in seguito si è rivelato estremamente capace ed emozionante, specie nelle scene drammatiche in cui riusciva, con poco, a trasmettere veramente tanto, ovviamente essendo doppiato ho potuto notare solamente dettagli riguardanti lo sguardo o i movimenti, ma già con questi riusciva a rendere perfettamente emozioni quali il dolore, la sofferenza, il disagio, l'inadeguatezza e la nostalgia. Sicuramente una cosa molto apprezzabile di questo film è la modalità della narrazione: vi sono vari tipi di narrazione, molti flashback e vari passaggi che rendono tutto molto più avvincente e pieno di suspence, al contrario di molti film in cui questo andirivieni di personaggi, storie e tempi, provoca nello spettatore grande confusione. Non è il caso di The Imitation Game che si pone come thriller incalzante, ma anche e soprattutto come storia vera che poi è. Infatti, fuori da questa decodificazione, abbiamo tematiche relative all'etica ed all'umanità, al contrasto fra uomo e macchina, che vanno a toccare l'essenza dei principi della vita artificiale e non ed anche della guerra. Prima che la storia di un genio, è soprattutto la storia di un uomo, che oserei definire comune, perché alla fine anche lui soffre, pur essendo straordinario. Non si tratta appunto solo di un thriller, ma anche di un dramma di un uomo, di una generazione e di un periodo fatto da contrasti interiori, contrasti nella società, paure, dubbi, incertezza ed ingiuste pene inflitte alle persone sbagliate. Nonostante, però, sia soprattutto nel finale certamente una storia triste, una volta concluso non lascia solamente la malinconia della guerra o della sofferenza, ma offre anche un profondo incoraggiamento allo spettatore: tutti noi possiamo fare qualcosa di buono e, anche se non veniamo ricompensati come vorremmo, aver fatto qualcosa di inimmaginabile, così grande che neanche noi pensavamo di poterlo realizzare, costituisce per chiunque una grande vittoria e fa sì che quella persona venga ricordata. Basti pensare che ad Alan Turing, morto suicida, è stato dedicato questo film, esattamente per la sua importanza.
The imitation game, reviewed by Silvia Argento ©
C'è una guerra, le persone muoiono, bisogna agire all'istante e decifrare l'Enigma. Un genio decide che è arrivato il momento di fare qualcosa, alimentato com'è dalla voglia di aiutare, ma soprattutto dal suo stesso ego: egli vuole in nome di un amore che ha perso troppo giovane, cercare di fare qualcosa di grande. Quest'uomo, allora, dopo molti ostacoli, riesce a costruire una macchina per decifrare appunto questo codice nazista. Inizialmente questo personaggio appare non tanto irritante come lo si vuole caratterizzare, quanto piuttosto poco originale, infatti io e i miei amici l'abbiamo accostato più volte durante il film a Sheldon della sit-com The Big Bang Theory, ma tralasciando il fatto che Alan Turing è ovviamente vissuto prima, si tratta di un personaggio certamente più profondo e che si rivela tale proprio in virtù del suo passato sofferto e complicato. E' per questo che inizialmente non ho apprezzato l'interpretazione di Benedict Cumberbatch, anche perché il suo ruolo era facile e non lontano da quello che gli ho visto interpretare in "Sherlock", però in seguito si è rivelato estremamente capace ed emozionante, specie nelle scene drammatiche in cui riusciva, con poco, a trasmettere veramente tanto, ovviamente essendo doppiato ho potuto notare solamente dettagli riguardanti lo sguardo o i movimenti, ma già con questi riusciva a rendere perfettamente emozioni quali il dolore, la sofferenza, il disagio, l'inadeguatezza e la nostalgia. Sicuramente una cosa molto apprezzabile di questo film è la modalità della narrazione: vi sono vari tipi di narrazione, molti flashback e vari passaggi che rendono tutto molto più avvincente e pieno di suspence, al contrario di molti film in cui questo andirivieni di personaggi, storie e tempi, provoca nello spettatore grande confusione. Non è il caso di The Imitation Game che si pone come thriller incalzante, ma anche e soprattutto come storia vera che poi è. Infatti, fuori da questa decodificazione, abbiamo tematiche relative all'etica ed all'umanità, al contrasto fra uomo e macchina, che vanno a toccare l'essenza dei principi della vita artificiale e non ed anche della guerra. Prima che la storia di un genio, è soprattutto la storia di un uomo, che oserei definire comune, perché alla fine anche lui soffre, pur essendo straordinario. Non si tratta appunto solo di un thriller, ma anche di un dramma di un uomo, di una generazione e di un periodo fatto da contrasti interiori, contrasti nella società, paure, dubbi, incertezza ed ingiuste pene inflitte alle persone sbagliate. Nonostante, però, sia soprattutto nel finale certamente una storia triste, una volta concluso non lascia solamente la malinconia della guerra o della sofferenza, ma offre anche un profondo incoraggiamento allo spettatore: tutti noi possiamo fare qualcosa di buono e, anche se non veniamo ricompensati come vorremmo, aver fatto qualcosa di inimmaginabile, così grande che neanche noi pensavamo di poterlo realizzare, costituisce per chiunque una grande vittoria e fa sì che quella persona venga ricordata. Basti pensare che ad Alan Turing, morto suicida, è stato dedicato questo film, esattamente per la sua importanza.
Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.In conclusione, si tratta di un ottimo film, commovente ed intenso, ma a tratti anche molto divertente, che ho apprezzato per la varietà dei personaggi, per il cast, di cui mi sento di citare solo Cumberbatch perché è stato eccezionale, mentre Keira Knightley non ha dato chissà che interpretazione se non nell'ultima sua scena, per le tematiche affrontate e per il ritmo della narrazione. Lo consiglio a chi vuole conoscere la bellissima storia, realmente accaduta, di Alan Turing. ★★★★★
The imitation game, reviewed by Silvia Argento ©
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