[MANIA MUSICALE] Adriano Celentano e Nada - Il figlio del dolore
Oggi vi parlo di una canzone molto complessa e cruda, sia per gli argomenti trattati sia per il profondo realismo con cui si propone di narrarli. Vado ad analizzare Il figlio del dolore, brano che vede un duetto fra un artista che apprezzo molto, Adriano Celentano ed un’artista che invece non conosco molto bene, Nada. E’ un compito sicuramente difficile, trattandosi di una canzone che, vedremo, narra di uno stupro e avviso che purtroppo dovrò parlare di situazioni macabre e violente, pertanto se siete particolarmente sensibili non leggete altro.
Non a caso il primo verbo è proprio “sfondavi”, un verbo di forza, di agitazione e di scompiglio, che indica esattamente la sensazione fisica della donna di quell'atto che subisce totalmente inerme. A questo si aggiunge la drammatica presenza di altre persone, che sicuramente rende peggiore ciò che sta avvenendo: “due dei tuoi”, due soldati, due amici dello stupratore che sorridono vedendo quella situazione, si divertono ad agevolare il compito dell’amico.
Ma questa storia viene narrata al passato, la donna che parla ha già subito tutto questo, che ha generato appunto il figlio del dolore.
Adriano Celentano e Nada - Il figlio del dolore , analysis by Silvia Argento ©
[LEI]La canzone inizia immediatamente con un quadro chiaro e crudo della situazione: la protagonista è una donna che è stata violentata in guerra e ci descrive in prima persona la sua esperienza, le sue sensazioni così forti e dirompenti. È quasi fastidioso per l’ascoltatore questo brano soprattutto in questa prima strofa, a causa della durezza con cui sono narrate le cose.
Tu mi sfondavi col tuo corpo
mentre due dei tuoi
si divertivano a tenere
larghe le mie gambe.
Non a caso il primo verbo è proprio “sfondavi”, un verbo di forza, di agitazione e di scompiglio, che indica esattamente la sensazione fisica della donna di quell'atto che subisce totalmente inerme. A questo si aggiunge la drammatica presenza di altre persone, che sicuramente rende peggiore ciò che sta avvenendo: “due dei tuoi”, due soldati, due amici dello stupratore che sorridono vedendo quella situazione, si divertono ad agevolare il compito dell’amico.
E ogni volta che spingeviSe prima la donna che sta narrando si sofferma su ciò che succede accanto a lei, adesso invece si dedica alla descrizione delle sue sensazioni. L’uomo che la violenta agisce, ovviamente, con rabbia e forza. Quel “di dentro”, si riferisce sicuramente all’aspetto macabramente fisico dell’atto e si ricollega in tal senso al “mi sfondavi” iniziale, tuttavia può riferirsi non solo a questo, ma anche al dolore interno della donna, che si sente violata nell’anima, nella sua sensibilità. Un dolore anche emotivo.
con rabbia lo facevi
mentre di dentro
morivo dal dolore.
Con uno straccio in boccaQuando la donna tenta di mostrare il suo dolore gridando, viene frenata dal suo aggressore. E successivamente viene violata anche da altri dei suoi. Attenzione a quel “sanguinavo”, che insieme a quel “sfondavi” iniziale ci fa pensare che, purtroppo, ad aggiungere ancora più crudeltà alla violenta subita, c’è il fatto che la donna in questione fosse probabilmente vergine oppure il sangue è dovuto alla brutalità dell’azione.
fermavi le mie grida
e quando poi esausto
da me tu sei uscito
a turno i tuoi compagni
han ricominciato
tu ridevi mentre sanguinavo.
Ma questa storia viene narrata al passato, la donna che parla ha già subito tutto questo, che ha generato appunto il figlio del dolore.
La tua malvagitàQuesto figlio del dolore con la sua nascita potrebbe portare a una rinascita del suo padre, che pur essendo per sempre sicuramente morto nel cuore della donna, potrebbe in qualche modo rinascere nel cuore del figlio.
nel mio grembo morirà
poiché è proprio dal mio grembo che rinascerai
e mentre in cuor mio
per sempre morirai
come un fiore dal mio grembo tu rinascerai.
[LUI]L’uomo, così rabbioso e deciso descritto nella prima strofa, è adesso invece preoccupato e triste, all’idea che questo figlio possa nascere, poiché sa bene che il figlio lo odierà e sarà paradossalmente lui a rimpiangere di essere nato, non quel “figlio del dolore”. E sarà riservata allo stupratore la stessa crudeltà e mancanza di pietà che egli ha avuto.
Tu vuoi far nascere colui
che giudicherà
chi violentò la madre sua
nel giorno che lo concepì
io guardarlo non potrò
se un dì mi chiamerà
e mi racconterà che lui è figlio mio
lui mi disprezzerà e io maledirò
il giorno che la madre mia mi partorì
e mi abbandonerà e non avrà pietà
per le lacrime che io verserò.
[LEI]Nonostante l’immensa malvagità di cui è stato capace, l’uomo è tuttavia sempre un padre e sentirà, sa la donna, di doversi giustificare col figlio. E quella malvagità, sapendo di averne uno, svanirà sicuramente. Malgrado la forte durezza che caratterizza la canzone, è resa più “ascoltabile” per certi versi (nel senso di meno turbante), per il messaggio positivo che contiene alla fine, la risposta religiosa e d’amore che vuole dare.
Tu gli racconterai
che tu non eri tu
ma solo il frutto di quell'odio
di chi amare non sa
figlio mio gli dirai
la mia malvagità
morì quel giorno che nascesti, nascesti tu.
E gli dirai che tu pagherai i tuoi criminiIl figlio del dolore, frutto di una violenza così tremenda, riuscirà comunque a concepire l’esistenza di un amore, poiché il padre pagherà i suoi crimini davanti agli uomini ma soprattutto davanti a Dio, che farà giustizia.
di fronte agli uomini e poi davanti a Dio
così lui capirà
che il suo vivere
è il seme di un amore che germoglierà.
E l'odio finirà solamente se gli uomini sapran risorgere dentro di sé.Questa frase viene ripetuta alla fine della canzone per molte volte e contiene il messaggio, tipico del pensiero di Celentano, che conclude questo brano: se gli uomini saranno capaci di trovano la grazia di Dio, di redimersi e quindi di risorgere, perfino in una situazione simile l’odio potrebbe finire. Non a caso questa frase viene detta la prima volta dalla donna e poi dai due insieme, mentre nella canzone mai prima di quel momento le due voci si erano unite.
Adriano Celentano e Nada - Il figlio del dolore , analysis by Silvia Argento ©
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