Infinito Leopardi
Io mi chiamo, come sapete, Silvia, quindi è da una vita che sento parlare di questo Giacomo Leopardi. E' raro che dopo aver sentito il mio nome qualcuno non esordisca con "Rimembri ancor quel tempo della tua vita mortale", almeno con questo verso, altri più audaci vanno oltre. Versi che conoscono praticamente tutti e sanno di chi sono (a eccezione di Maurizio Merluzzo che, firmandomi una dedica, mi disse:"Ah Silvia, come quella della poesia di Foscolo!"). Mio padre prima di essere un preside insegnava lettere e mia madre, pur essendo di scienze, è appassionata di lettura, quindi ho sempre saputo chi lui fosse, senza mai però conoscere altre sue poesie, quantomeno da bambina. In terza media, studiai questo autore e, oltre a dover imparare A Silvia a memoria, dovetti anche leggere (senza aver tempo di studiare) L'infinito. E ricordo ancora adesso che sensazioni diede in me, all'età di appena 12 anni. E vorrei parlarne oggi, visto che il 14 giugno 1837 Leopardi si spegneva.
Ovviamente adesso conosco il senso della poesia, avendola studiata al liceo, e anzi devo dire che già alla fine della terza media, per gli esami, studiai la poesia (come cosa in più) e già allora la compresi, ma a prima letture cose erano diverse. Credevo che Leopardi vedesse veramente l'Infinito oltre la siepe, perché le sue parole me lo lasciavano vedere. Adoravo leggere questa poesia, lo facevo sempre, perché mi trasmetteva tranquillità e pace.
Successivamente, al liceo in secondo anno la professoressa di italiano, per punizione visto che la classe era stata molto chiassosa per tutta la giornata, ci assegnò di parafrasare una serie di sue poesie e ne scoprii tante altre. Ovviamente viverla come una punizione non mi permetteva di apprezzarle a pieno, ma il linguaggio, le parole erano qualcosa di sublime.
Studiando un po' questo autore capii la ragione per cui davvero le sue poesie fossero così eccezionali: all'infinita grandezza della parola, corrisponde in egual misura la sfolgorante sensibilità e profondità degli argomenti, dei concetti, dei temi. E' con le sue stesse poesie che io credo questo autore abbia realmente raggiunto l'infinito.
Quando lo studiai totalmente, arrivando a definire tutta la poetica, ancora di più lo adorai: ho conosciuto Leopardi in un periodo di grande pessimismo e, per alcuni sarà assurdo, ma mi ha aiutato lui. Giacomo Leopardi, anche se io stessa e il web amiamo scherzarci su, non era semplicemente un pessimista, anzi, non lo era affatto. Perché più di tutti ha superato quel suo pessimismo, concluso con la lotta, la forza, l'unione tra gli uomini. E in questi ultimi tempi, io credo, che dovremmo tutti seguire il suo monito.
E credo anche che, se negli anni 2000 è riuscito a dialogare con una bambina prima, con una ragazzina e poi adesso con una ragazza fino al 2016, allora questo anniversario di morte lo è solo su carta e che stia vivendo ancora e ancora. All'infinito, appunto. Oltre la siepe dell'esistenza fisica. Credo che stia naufragando in un mare pieno di emozioni umane che solo lui avrebbe saputo suscitare.
Silvia Argento
Ovviamente adesso conosco il senso della poesia, avendola studiata al liceo, e anzi devo dire che già alla fine della terza media, per gli esami, studiai la poesia (come cosa in più) e già allora la compresi, ma a prima letture cose erano diverse. Credevo che Leopardi vedesse veramente l'Infinito oltre la siepe, perché le sue parole me lo lasciavano vedere. Adoravo leggere questa poesia, lo facevo sempre, perché mi trasmetteva tranquillità e pace.
Successivamente, al liceo in secondo anno la professoressa di italiano, per punizione visto che la classe era stata molto chiassosa per tutta la giornata, ci assegnò di parafrasare una serie di sue poesie e ne scoprii tante altre. Ovviamente viverla come una punizione non mi permetteva di apprezzarle a pieno, ma il linguaggio, le parole erano qualcosa di sublime.
Studiando un po' questo autore capii la ragione per cui davvero le sue poesie fossero così eccezionali: all'infinita grandezza della parola, corrisponde in egual misura la sfolgorante sensibilità e profondità degli argomenti, dei concetti, dei temi. E' con le sue stesse poesie che io credo questo autore abbia realmente raggiunto l'infinito.
Quando lo studiai totalmente, arrivando a definire tutta la poetica, ancora di più lo adorai: ho conosciuto Leopardi in un periodo di grande pessimismo e, per alcuni sarà assurdo, ma mi ha aiutato lui. Giacomo Leopardi, anche se io stessa e il web amiamo scherzarci su, non era semplicemente un pessimista, anzi, non lo era affatto. Perché più di tutti ha superato quel suo pessimismo, concluso con la lotta, la forza, l'unione tra gli uomini. E in questi ultimi tempi, io credo, che dovremmo tutti seguire il suo monito.
E credo anche che, se negli anni 2000 è riuscito a dialogare con una bambina prima, con una ragazzina e poi adesso con una ragazza fino al 2016, allora questo anniversario di morte lo è solo su carta e che stia vivendo ancora e ancora. All'infinito, appunto. Oltre la siepe dell'esistenza fisica. Credo che stia naufragando in un mare pieno di emozioni umane che solo lui avrebbe saputo suscitare.
Silvia Argento
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