Perfetti sconosciuti

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di guardare al cinema un film italiano veramente intelligente ed interessante. Perché sì, nonostante i continui luoghi comuni e le critiche che vedono il cinema italiano come ormai senza speranza e lo fanno coincidere unicamente coi cinepanettoni, quello che è capitato a me può effettivamente succedere. Devo dire che, insieme con registi molto più impegnati come Tornatore, un regista che ha avuto modo di sorprendermi in tal senso è Paolo Genovese, che è appunto il regista di Perfetti sconosciuti.
Se con lavori come “Tutta colpa di Freud” e “Immaturi” era riuscito, nel primo a strapparmi una risata commossa e ad intenerirmi, nel secondo a farmi riflettere divertendomi, con quest’ultimo film ha potuto fare ciò che pochi film con me riescono a fare: sorprendermi veramente. Perché purtroppo avviene sempre che io capisca ciò che vuole dire il regista quasi subito o ciò che dovrebbe accadere in un film, non per una questione di “intelligenza” quanto per una questione di “esperienza” (nel senso che ho visto molti film e conosco i meccanismi che si usano per depistare lo spettatore oppure per farlo arrivare a determinate conclusioni). Ma partiamo dal principio.
L’idea di fondo è estremamente originale ed è quella che mi ha spinto ad andare a vedere questo film: degli amici durante una cena decidono di mettere a nudo la propria vita che, ormai in questi tempi moderni, è racchiusa in delle “scatole nere”, ovvero i cellulari.
"Qua dentro ci abbiamo messo tutto! Questo qua ormai è diventata la scatola nera della nostra vita!"
- Rocco riguardo al cellulare (Marco Giallini)
Da questo gioco partiranno ovviamente delle conseguenze. Il tutto viene svolto solamente durante questa cena e la cosa potrebbe sembrare un punto a sfavore di questo film, e sinceramente quando l’ho realizzato a primo impatto non ne ero felice. Pensavo fosse un film povero, troppo minimale, e che avrebbe finito per annoiarmi. Non è stato così. “Perfetti sconosciuti” contiene dialoghi divertenti, battute intelligenti, una contrapposizione perfetta fra ogni personaggio che è ben caratterizzato, magari senza chissà quanti dettagli, ma in modo preciso quanto basta per farti avere un’opinione precisa su ognuno di loro. Tutto il cast dà prova di una recitazione magistrale, e riesce a reggere senza nessun problema il “peso” sulle spalle di dover rendere piacevole per due ore qualcosa che ha un’unica ambientazione. È la prova che, nonostante viviamo appunto nell’epoca moderna, non occorre al cinema sempre l’effetto speciale o la computer grafica o le grandi scenografie, ma semplicemente una buona sceneggiatura. È uno dei rari casi in cui la semplicità non è fastidiosa, ma anzi necessaria per far arrivare il messaggio e recepita dallo spettatore come un qualcosa di assolutamente bellissimo, perché lo coinvolge, perché la nostra vita non è “effetti speciali”, ma è cene intime fra amici. E quella situazione di intimità, appunto grazie ai dialoghi, risulta del tutto verosimile alla vita reale, per questo colpisce, cattura e tiene incollati allo schermo. Le battute ironiche, il punzecchiarsi, il consigliarsi, i luoghi comuni, tutto questo fa parte dei dialoghi fra i personaggi e li rende simili agli spettatori (come simili sono le situazioni che vivono) e in quanto tali fortemente veri.
A questa prima qualità rappresentata dal coinvolgimento e divertimento che il film sa dare, si aggiunge la “nota dolente”, che chiamo così non perché sia un difetto del film, anzi ne è il pregio più grande, ma perché è una realtà difficile da accettare da noi, gli spettatori. Abbiamo detto che tutte queste persone sono reali, che vivono situazioni del tutto simili a quelle della vita quotidiana, ebbene scopriamo durante il film che, come dice la locandina:”Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata, una segreta”. Ogni personaggio, per quanto simpatico, per quanto apparentemente in un modo nel contesto amichevole di quella cena, in realtà nasconde dei segreti. Ed è questa la realtà delle cose, che diamo fiducia alle persone, ma che non potremo mai veramente sapere ciò che nascondono e se nascondono qualcosa. Questo film ci mette davanti alla convenzione sociale in cui viviamo, fatta di ipocrisia, di vergogna per ciò che siamo, di azioni che dobbiamo nascondere (siamo tutti dei perfetti sconosciuti, non a caso vengono rappresentati amici di una vita e relazioni e matrimoni apparentemente duraturi). Perché la nostra realtà è invece finzione. Il fatto che questo venga mostrato attraverso i cellulari, ovviamente, aggiunge a “Perfetti sconosciuti” anche il pregio di riflettere mirabilmente su quanto la tecnologia ci influenzi e su quanto essa sia importante per noi.
Un film apparentemente leggero, piacevolissimo e che riesce a stupire e ad insegnare tanto. Lo consiglio a tutti. ★★★★★

Perfetti sconosciuti, reviewed by Silvia Argento ©

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