Il viaggio attraverso le pagine

Tanto tempo fa, c’era una bambina molto curiosa. Così curiosa, che quando andava a letto non riusciva mai a dormire. Rimaneva ferma ad osservare il soffitto della cameretta, a studiarlo, ad inventare e dipingere mentalmente storie su di esso. Per farla addormentare prima, allora, suo padre, professore di lettere, iniziò a raccontarle delle storie. Prima erano fiabe, dalle più banali alla meno conosciute, ma quelle le preferiva raccontate dalla mamma, che gliele narrava per ore. Cominciarono a stancarla, specie perché di solito venivano lette e a lei piaceva l’improvvisazione.
Una sera suo padre decise di raccontarle una storia che definì molto più bella e lunga, così da avere materiale per tante altre sere: la chiamò la storia del re di Itaca. Cominciò a narrare di mostri, di strane isole, di guerre per il potere. Ogni sera la bambina era così curiosa, che arrivava a coricarsi molto prima pur di sentire la continuazione. Tifava con tutta se stessa per scoprire se quel re sarebbe tornato in patria, ma il papà si dilungava tanto nella storia.
Una sera, suo padre le raccontò di un cane che morì appena il re tornò in patria, quella sera lei pianse. E quando fu concluso tutto, fu triste. Lo raccontò alla mamma e le disse:”Mamma, il re di Itaca ha smesso di viaggiare”, allora lei rispose:”Non è vero, dopo essere tornato in patria parte per un altro viaggio”. Dopo qualche anno, in cui oltre a questa storia aveva sentito tanti miti greci e storie romane, il padre le disse che aveva omesso dei dettagli di quel racconto essendo molto lungo e che avrebbe dovuto leggerlo lei stessa.
Allora prese un libro, un po’ scoraggiata vedendolo in versi e lo lesse. E dopo ne lesse anche la versione in prosa. Scoprì che il nome di quel re era Ulisse. Scoprì che quella era l’Odissea.
Da quel momento intraprese lei un viaggio. Non possedeva una nave, non era guidata od ostacolata da nessun dio, eppure viaggiava, iniziando da quelle stesse pagine del viaggio di Ulisse.
Cominciò presa come non mai da un romanzo francese, per poi scoprire quanto in questo viaggio fosse importante l’arte grazie ad un meraviglioso intellettuale irlandese, quanto fosse importante il teatro grazie a tragedie di un Bardo, quanto fosse complesso l’animo umano grazie ad un genio russo, quanti posti potesse visitare e conoscere grazie ad ogni forma scritta e spesso anche disegnata.

Cominciò a viaggiare, ma a differenza di Ulisse, senza rimanere mai priva di compagni: nessun ciclope avrebbe divorato quelle pagine, quegli amici sempre presenti. Gli altri fuggivano via, loro rimanevano. E dopo anni, sono sempre rimasti.
I libri, i personaggi, la gloria, il viaggio, l’amore.

Ulisse è sempre rimasto.

Ulisse è accanto, dentro e insieme a lei.

Ogni volta che scopre, che ammira, che insegue, che viaggia.
Ogni volta che legge.

Ogni volta che il folle volo la avvolge, nella curiosità di scoprire sempre di più.
Come quando fissava quel soffitto.

Perché è vero: Ulisse non ha mai smesso di viaggiare. E non solo perché dopo essere tornato riparte. Ma soprattutto perché esiste ogni volta che qualcun altro ha voglia di conoscere.

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