Fabrizio De André..."Audace, Menestrello, Viaggiatore"

Oggi intervisto per una seconda volta Francesca Maria Miraglia. Con lei vi ho già parlato di Giorgio Gaber, ma stavolta ci dedichiamo (uso il plurale perché è stata lei a propormi la tematica stavolta) ad un altro artista molto importante per la musica italiana: Fabrizio De André.
Abbiamo scelto insieme questa tematica, quindi inizio con una domanda un po' difficile ma anche importante. Come mai pensi sia giusto parlare di De André?
Fabrizio vive. Sempre. E' il cantore della realtà. E' il maestro della parola, la rende poesia e la traaforma in magia con la musica. E' giusto parlare di questo grande cantautore, perché ha toccato moltissime tematiche, senza essere banale. Con ironia e grande maestria ha raccontato della letteratura, dell'arte, della politica (a suo modo), ha dato vita ai sentimenti attraverso le sue canzoni, ha trasmesso dei valori che nella nostra società sono diventati rarissimi. E' riuscito ad entrare lentamente nella mentalità della gente comune, ed è per questo che oggi viene ricordato e lo vogliamo ricordare, perché Fabrizio si definiva un "menestrello" e le sue storie vivono ancora, fortunatamente.
De André è il cantore degli umili, di coloro i quali sono stati sconfitti, emarginati, poiché hanno avuto il coraggio di andare controcorrente. Ho sempre pensato che in questo consista la sua più grande attualità e per questo penso si possa imparare da lui. Ma tu, quale pensi sia la più grande lezione che Faber può darci?
Prima di rispondere a questa domanda, mi occorre fare una premessa: da sempre ho cercato un mentore, un punto di riferimento intellettuale e un uomo. Non un qualsiasi uomo, ma colui che riuscisse ad esplorare la mente, attraverso canzoni, interviste e concerti. Fabrizio attraverso i suoi scritti mi ha lasciato una grande eredità: bisogna sempre essere al passo con i tempi, niente è dato al caso o alla fatalità.
Avere una testa autonoma e ben pensante al giorno di oggi, è davvero molto raro, se è necessario si deve combattere per le idee. In una canzone diceva il nostro cantautore "Morire per delle idee". Oggi è difficile portare una ideologia avanti, perché ci sono poche certezze e molti abissi. Bisogna saperli combattere. Questa è la lezione che mi ha lasciato Faber.
Fra tutti gli album pubblicati, quale pensi sia il suo lavoro migliore?
Questa domanda richiederebbe l'aiuto del pubblico faberiano! Tornando seria, direi che "Storia di un impiegato e di una bomba" (questo è il titolo censurato dell'album) vince il titolo di "Album che ha segnato la mia vita". Ha rivoluzionato e stravolto, a mio vedere, i canoni della musica italiana.
Faber ha creato tanti fili conduttori che sono agglomerati in un'unica storia: il sogno, la libertà e l'amore (ce ne sarebbero anche altri, a dire il vero). E la sua voce, così "sporca" quanto struggente ha scombussolato la mia psiche per molto tempo. Insomma, è impossibile descriverlo! Per cui, consiglio di ascoltarlo.
E quali sono, secondo te, i brani che meritano di più?
I brani che meritano di più: Amico Fragile, La città vecchia, Un giudice, Giugno 73... è impossibile fare la hit parade dei brani che meritano di più! Ne sono tanti di brani che meritano, questi sono i primi che mi sono balzati nella mente.
Uno dei pregi principali di De André è la capacità di scrivere testi meravigliosi, al pari di qualsiasi poeta a mio dire. Quali sono le sue frasi che preferisci?
Se dovessi fare una cernita, citerei:
Giugno 73:
E speravo che avrebbe insegnato a tua madre
A dirmi "Ciao come stai ", insomma non proprio a cantare
per quello ci sono già io come sai.
I miei amici sono tutti educati con te
però vestono in modo un po' strano
mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi
"Sono loro stasera i migliori che abbiamo"

La città vecchia:
Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.
Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie.
Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie

Verrano a chiederti del nostro amore:
Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,
ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi

La Domenica delle salme:
La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
- quant'è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare

Una storia sbagliata:
Per il segno che c'è rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere più come è andata
tanto lo sai che è una storia sbagliata
tanto lo sai che è una storia sbagliata

Invece qual è la canzone che prediligi come ritmo, musica o comunque come melodia a prescindere dal testo?
Volta la carta, senza ombra di dubbio! E' una bellissima foletta, rime incalzanti e assurde, con un ritmo coinvolgente capace di trasmetterti il buon umore, dopo una brutta giornata.
Mi è capitato spesso di sentire discorsi abbastanza duri riguardo al fatto che Faber bevesse, argomento che lui stesso ha spesso trattato e commentato. Ha affermato infatti:"Io mi compiacevo di bere, anche perché grazie all'alcool la fantasia viaggiava sbrigliatissima" e nella canzone "Il cantico dei drogati" parla della dipendenza della droga anche rifacendosi alla sua esperienza di dipendenza dall'alcool. Molti lo giudicano negativamente per questo, tu, invece, cosa pensi di questo suo aspetto e del fatto che lo sfruttasse anche per comporre?
Nella letteratura antica, ogni poeta si ispirava ad una musa affinchè l'aiutasse nella composizione dell'opera e nella rievocazione di eventi significativi. De André con l'alcol ha compiuto la stessa identica operazione, ha dato vita ad "Amico fragile" , in una sola notte, abbandonato al vino,alla scrittura e ai ricordi.
Spesso si dice che Faber è il Dylan italiano, cosa pensi di questo paragone?
Sono contro ad ogni genere di paragone. Ogni artista ha una sua peculiarità, entrambi hanno affrontato la realtà come tematica, però non vorrei esprimere un vero e proprio giudizio, perchè non ho mai approfondito Bob Dylan (e lo farò) e rischierei di cadere nel banale.
Il figlio di De André, Cristiano, ha intrapreso anche lui la carriera musicale. Spesso viene criticato e considerato una brutta copia del padre, io stessa inizialmente non lo apprezzavo molto e solo di recente ho iniziato a conoscerne il lavoro e ad ascoltarlo. Tu cosa pensi di lui? Credi sia un "figlio di papà" o ritieni abbia un valore a prescindere dal padre?
Cristiano per me, non è il cosiddetto "figlio di papà". Il pregiudizio è forte, perchè essendo figlio di un "grande" deve comunque affrontare e vivere ogni giorno questo paragone. Personalmente apprezzo moltissimo Cristiano, è polistrumentista, è cresciuto in un contesto in cui la musica era viva e non è "rumore", come oggi. Per cui cerca di rievocare sonorità, ricordi e probabilmente vuole cercare di creare una propria identità di cantautore a prescindere dal padre. E' da ammirare.
Concludo l'intervista al solito modo. Descrivimi Fabrizio De André in tre parole.
Audace, menestrello e viaggiatore.
Grazie per questa seconda intervista!

Interview by Silvia Argento ©

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