[SOTTOSUOLO] Esami...?

Mentre le persone normali stanno dormendo a quest’ora in vista dell’ennesima giornata di studio che li attende, io, pur dovendo affrontare anche io una pesantissima giornata all'insegna dell’apprendimento, ho deciso di scrivere qualcosa a proposito di questi esami di maturità. Non voglio esprimere il mio pensiero, ma evidenziare ciò che ho avuto modo di vedere parlando con i miei coetanei.

La maggior parte di loro, di fronte alla maturità, ha infatti il medesimo atteggiamento. Quindi, specifico che non è mia intenzione generalizzare (per cui i commenti del tipo “ma veramente io invece…” oppure “che ne sai cosa pensano tutti i giovani?” sono abbastanza fuori luogo). Voglio semplicemente esternare ciò che ho avuto modo di vedere parlando con i ragazzi che conosco, che ripeto non rispecchia ciò che penso io, sto solo riportando quanto ho visto. Ma ovviamente cambiando ambiente e punto di vista la cosa sarebbe diversa, mi sembra chiaro. Andiamo sul semplice, e parliamo dei giovani di oggi, intesi ovviamente come quelli a cui ho parlato io.

Come si sentono i ragazzi di fronte agli esami? La parola è una sola: insofferenza. Nessuno ha voglia di ammazzarsi, di “pressarsi”, per dirla in slang giovanile. E il motivo è uno solo: non avrebbe senso. Non avrebbe senso ammazzarsi perché, e cito alcune frasi:

“Sanno già da tre/cinque anni quale voto metterti”

“L’ammissione è una buffonata… nei consigli di classe succedono i migliori miracoli!”

“Non ci si basa sul merito ma sulla simpatia”

“Che senso ha studiare tanto se alla fine è il cognome che conta?”

Tutto questo, non fa parte semplicemente del ragazzo superficiale che vorrebbe il voto alto perché sì, ma del ragazzo che, perdonate il termine, si è fatto un culo così per anni e vorrebbe una piccola soddisfazione. Invece, a che pro sforzarsi? Se tanto:

“Il prof non mi capisce!”

“Non è un numero che definisce quanto valgo!... anche perché non potrò mai essere valutato con il numero che penso mi rispecchi”.

Quindi sì, studiano. Studiano per andare via dalla propria scuola, che ha lasciato loro tanta amarezza. L’unica consolazione sono le conoscenze fatte, gli amici trovati, gli amori sbocciati e perfino quelli appassiti. L’unica consolazione è la speranza che più in là saranno valorizzati.
Questo è ciò che vedo. Ma davvero dovrei vedere questo?
Vorrei tanto poter parlare con un mio coetaneo e sentirgli dire:”Il prof. –tot- mi ha insegnato tante cose che non scorderò mai, mi ha cambiato”. Ma, visto che mi riferisco alla maggioranza, posso dire che questo non capita mai. E se capita, è un’occasione più unica che rara.

Buoni esami.

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